La nomina di Cecilia Gasdia ai vertici della Fondazione Arena di Verona metterà finalmente termine alle tribolazioni del più famoso ed affollato teatro estivo d'Italia? È ciò che sperano tutti.
La presenza di compositori, direttori d'orchestra, registi nella carica di direttore artistico di un'istituzione lirica è la norma. Quella di un cantante, senz'altro l'eccezione. A gennaio la Fondazione Arena di Verona ha conferito al grande soprano veronese Cecilia Gasdia il doppio incarico di direttore artistico e di sovrintendente.
Ben due ruoli fondamentali per la vita futura - ed anche per la sopravvivenza - di un'entità artistica tra le più importanti nel panorama lirico italiano, oggi seriamente impegnata nel piano di risanamento avviato dal precedente commissariamento.
Signora Gasdia, abbiamo già avuto un direttore artistico donna, e per di più cantante a Macerata: Katia Ricciarelli. È la prima volta però che si aggiunge anche la carica di sovrintendente. Come si sente nell'assumere due oneri così pesanti ed impegnativi?
Assumere i due ruoli è una grande responsabilità, ma bisogna tener presente che sono affiancata dalla figura di un Direttore Operativo - Gianfranco De Cesaris - che coadiuva il Sovrintendente in tutti gli aspetti amministrativi, legali e sindacali.
La sua gestione eredita un preoccupante passivo accumulato in anni di gestioni non certo ottimali. Come pensa di rimediare a questa grave situazione?
Siamo ancora sotto piano di risanamento, quindi è obbligatorio il pareggio di bilancio. Va da sé che la strategia è risparmiare ed incrementare le entrate.
Si sta costruendo una sua squadra, per lavorare al meglio nei prossimi anni?
Esiste già una squadra interna al teatro formata da professionisti ottimi e soprattutto di grande esperienza. Aggiungiamo la figura del Direttore Operativo, come già detto.
Come saranno quelle degli anni a venire, secondo le sue intenzioni? Che aspetto avrà la “sua” Arena?
Della Stagione 2018 eredito i titoli e qualche accordo su alcuni nomi. Posso dire che i cast sono quasi interamente decisi da me. L’Arena che desidererei è quella che ho conosciuto da giovane: i grandi artisti vicino a giovani talenti da valorizzare. L’Arena ha storicamente dato origine ad innuerevoli grandi carriere.
Il catino dell'Arena predilige da sempre titoli “spettacolari”. Di recente ci sono state edizioni più o meno antitradizionali se non addirittura trasgressive, non molto gradite al grande pubblico. Che ci dice a proposito?
È vero, il pubblico areniano diserta di fatto gli allestimenti “progressisti” mentre adora vedere le opere ambientate nello spazio e tempo voluti dalla storia, dalla drammaturgia e dagli autori. Ogni commento è superfluo.
Tutti conoscono l'attività estiva dell'Arena, meno quella invernale del Teatro Filarmonico. Quali idee per il futuro riguardo a questa entità lirica che sarebbe uno sbaglio definire “minore”?
Per me il Filarmonico è stato, è e sarà un fiore all’occhiello di Fondazione, rappresenterà il Teatro nel Teatro, la ricerca di nuove soluzioni accanto alla grande Tradizione.
Il glorioso corpo di ballo stabile dell'Arena è stato sciolto giusto un anno fa. Era veramente troppo costoso dal punto di vista economico? In fondo contava una ventina di elementi soltanto.
Il Corpo di ballo è stato sciolto durante il Commissariamento del Dott. Carlo Fuortes. Ora è il momento di pensare al futuro e alla ripartenza.
Secondo Lei, perché sono nate certe polemiche intorno alla sua nomina? Mi pare c'entri un po' la politica.
Ho imparato da giovanissima ad affrontare le sfide e a lottare per superare le avversità della vita. La mia nomina è dovuta alla mia storia personale, al mio nome, al mio curriculum. Ed ora al lavoro per la mia amatissima Arena.